Storia

Museo Archeologico “G. Romualdi”

Il Museo civico G. Romualdi custodisce numerosi reperti archeologici rinvenuti nel territorio di Notaresco. È suddiviso in due sezioni, la prima dedicata alla preistoria e la seconda al periodo italico e romano. (ATTENZIONE! IL MUSEO È MOMENTANEAMENTE CHIUSO AL PUBBLICO)

PIANO TERRA

SALA PREISTORICA


Sala dedicata ai reperti di epoca preistorica.

Sala preistorica: scopri di più
I reperti della sala preistorica e protostorica provengono da siti archeologici rinvenuti in località Casarino e Belvedere nel territorio del Comune di Notaresco durante scavi di sbancamento condotti a partire dagli anni ‘90.

Il territorio è stato frequentato per migliaia di anni come rivelano i numerosi frammenti trovati. La frequentazione dei luoghi è, infatti, attestata dal IX millennio a.C. fino al II secolo d.C.

Il museo ospita attrezzi originali da lavoro e strumenti per la caccia, ad esempio oggetti in pietra scheggiata e in pietra levigata, asce, mortai, pietre usate per l’accensione del fuoco, frammenti  di calderoni e di olle per uso domestico e di grattatoi.

Il rinvenimento di probabili rivestimenti di capanne composti da frammenti di terra essiccata mista a calcareniti, ha reso possibile la ricostruzione ipotetica di parte di una capanna preistorica, costituita da un graticcio realizzato con  rami intrecciati di piante diverse e ricoperto di argilla impastata.

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PRIMO PIANO

SALA 1


Nella sala 1 troviamo reperti del periodo italico provenienti da diverse parti del territorio locale, rinvenuti in seguito a lavori agricoli o a semplici movimenti del terreno, dovuti principalmente a sbancamenti per costruzioni.

Vetrina 1: scopri di più
Nel piano superiore troviamo coppe da mescita per i liquidi. Si tratta di oggetti in ceramica verniciata con una forma a campana. Nel piano intermedio sono esposti ulteriori reperti in terracotta: un coperchio, una piccola anfora votiva, una lucerna e frammenti di coppe e piatti. Infine, nel piano inferiore sono visibili pesi da telaio, fuseruole, ulteriori frammenti in terracotta e ceramica e una parte di una antefissa in argilla essiccata.
Vetrina 2: scopri di più
Nel piano superiore troviamo frammenti vari in bronzo, tra i quali spicca un anello. In quello intermedio sono esposti parte di una statuetta in bronzo, un pendaglio ed una lucerna sempre in bronzo. Infine, nel piano inferiore sono presenti parti di armi, in particolare una punta di lancia con innesto a cannone e una spada italica del V secolo a.C.

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Punte di lancia di epoca italica

Vetrina 3: scopri di più
Nella vetrina sono esposti su due piani i reperti appartenenti ad una tomba. Nel piano superiore troviamo un tegame, una lucerna e un bicchiere in terracotta. In quello inferiore vi sono due coperchi ed un vaso in terracotta, una moneta ed un frammento di fibula in bronzo ed, infine, un ago in osso.

PRIMO PIANO

SALA 2


Nella sala 2 troviamo grafici che descrivono parte della villa romana di Grasciano (una frazione di Notaresco), appartenente al periodo compreso tra il I secolo a.C. ed il II secolo d.C. In evidenza la cisterna, la piscina natatoria, tracce di mura e fondazioni di altri ambienti ancora da indagare. Nella sala troviamo: frammenti di tubazioni di condutture d’acqua e la ricostruzione ipotetica di una parte di un’abitazione romana.

Tubazioni: scopri di più
Le tubazioni esposte sono di forma cilindrica, in argilla e di colore rosso. Si tratta di tubuli usati per le condutture, che erano destinate a trasportare l’acqua. Sebbene un’estremità sia rotta, è possibile notare dalla parte opposta piccoli cordoli sporgenti dal corpo cilindrico, che erano necessari  per la congiunzione con altri elementi. Da notare i depositi di calcare, presente nelle acque, ancora ben visibili nella parte interna delle tubature. Sicuramente, si tratta di calcare accumulatosi con il passare del tempo.
Villa: scopri di più
La ricostruzione ipotetica fatta presenta il prospetto di una villa romana con parte di atrio e di peristilio. Sulla falda del tetto, a vista, sono presenti elementi di copertura in terracotta: tegole, coppi ed antefisse, queste ultime ritrovate sul territorio, ricomposte e parzialmente restaurate. Le antefisse erano elementi decorativi, dalle forme più svariate: venivano utilizzate decorazioni a palmetta oppure con protome animale o umana. Erano poste sulle estremità delle falde dei tetti negli edifici pubblici, nei templi ma anche all’interno di abitazioni private di prestigio.

antefissa

antefissa

Gioielli: scopri di più
Tra SALA 2 E SALA 3 (All’interno della ricostruzione sulla destra)

Piccola vetrina con vaghi di collana in pasta vitrea e due pendagli (orecchini) in ambra.

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SALA 3


Nell’ampia sala 3 troviamo più vetrine, che mostrano reperti diversi raggruppati per categoria:

  • Instrumentum domesticum

  • Anfore

  • Terracotta e ceramica comune

  • Ceramica sigillata

  • Ceramica a pareti sottili

Vetrina 6 - Instrumentum domesticum e reperti vari in metallo: scopri di più
La vetrina raggruppa oggetti di diversa natura e funzione. Sul piano superiore troviamo oggetti in osso lavorato, aghi, un uncinetto, spatolette, puntali per scrivere su tavolette di cera, spilloni usati dalle donne, spesso dotati di capocchia lavorata.

Nel piano intermedio sono esposti oggetti in bronzo, fibule, fibbie, anelli e frammenti di collana in argento.

Infine, sul piano inferiore sono presenti frammenti in piombo, chiodi da carpenteria, punte di lancia ed un falcetto.

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Vetrina 7 - Anfore in terracotta usate come contenitori per vino, acqua e olio: scopri di più
La vetrina raggruppa oggetti di diversa natura e funzione. Sul piano superiore troviamo oggetti in osso lavorato, aghi, un uncinetto, spatolette, puntali per scrivere su tavolette di cera, spilloni usati dalle donne, spesso dotati di capocchia lavorata.

Nel piano intermedio sono esposti oggetti in bronzo, fibule, fibbie, anelli e frammenti di collana in argento.

Infine, sul piano inferiore sono presenti frammenti in piombo, chiodi da carpenteria, punte di lancia ed un falcetto.

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Vetrina 8 - Terracotta e ceramica comune: scopri di più
La ceramica comune è un tipo di ceramica che comprende un’ampia gamma di forme e tipologie, veniva generalmente prodotta per un uso quotidiano e le botteghe prediligevano maggiormente l’aspetto funzionale a quello estetico. I centri di produzione, nel periodo romano, erano dislocati in tutte le regioni dell’Impero, distinguendosi ciascuno per peculiarità proprie, ad esempio limitatamente alle forme o agli impasti.

Nella parte superiore della prima vetrina sono esposti oggetti di diverso tipo, che si distinguono per il colore e l’impasto: abbiamo due piccoli contenitori per liquidi ed un tripode.

Nel piano intermedio è visibile un catino in terracotta, mentre in quello inferiore vi sono un frammento di calderone, un altro catino e frammenti di laterizi bollati.
Tripode: recipiente con tre piedi di appoggio disposti a triangolo, dalla forma globulare e con  ampia apertura sommitale. Poteva essere in metallo o in argilla, come nel nostro caso e molteplici erano i suoi usi. In cucina poteva essere impiegato per sostenere altri contenitori con cibi e vivande. Tuttavia è stato supposto anche un suo diverso utilizzo: ossia quello di profumare ambienti attraverso l’uso di resine odorose e incensi, bruciati dalla brace collocata all’interno del tripode stesso.

Vetrina 9 - Frammenti e reperti di terracotta e ceramica per uso vario: scopri di più
Nella seconda vetrina troviamo reperti e frammenti di terracotta e ceramica per uso vario. Nel piano superiore vi sono vasetti di ridotte dimensioni (fritilli) e piccole ampolle per profumi. Nel piano intermedio sono esposti oggetti diversi, tra i quali un basamento ed un rocchetto in terracotta, un sigillo ed un frammento di colino, sempre in terracotta. Nel piano inferiore  sono custoditi un mazzapicchio (strumento per battere), altri frammenti di elementi architettonici in terracotta e pesi da telaio di natura fittile.
Fritillus: piccolo contenitore in argilla, scambiato da molti per tappo (questo impiego può essere anche possibile),  tuttavia la sua particolare configurazione e alcuni ritrovamenti presso Pompei ci consentono di ipotizzare un uso alternativo dello stesso. Questo curioso oggetto veniva impiegato nel gioco, in particolare serviva per tirare i dadi ( a Pompei sono stati trovati dei dadi all’ interno dei fritilli).

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Vetrina 10 - Terracotta per liquidi: scopri di più
La terza vetrina è dedicata a contenitori in terracotta per i liquidi,  che sono stati in parte ricomposti e restaurati. Si caratterizzano per gli impasti e per le forme diverse.
Lekythos: si tratta di una sorta di bottiglia con ansa, realizzata in terracotta ed usata per  contenere liquidi, vino o acqua. Quello che colpisce è la linea moderna dell’oggetto, che può essere assimilabile alle opere dell’artista Giorgio Morandi.

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Vetrina 11 e 12 - Terre sigillate a vernice rossa: scopri di più
Vetrine Ceramica sigillata

La ceramica sigillata deve il suo nome al ‘sigillum’ (il marchio di fabbrica o bollo) che era collocato in ‘planta pedis’, esso veniva inciso attraverso dei punzoni e rivelava il nome del fabbricante. Questa tipologia di ceramica era prodotta in tutti i centri dell’Impero e riguardava principalmente vasellame da mensa, che aveva caratteristiche proprie in base alla regione di produzione. Nell’impasto era presente ossido di ferro e la copertura impiegata era rossa e lucente. All’interno della categoria delle terre sigillate i vasi aretini erano molto noti, la loro produzione è attestata a partire dal 30 a.C. circa. Altrettanto note erano la ceramica sigillata africana e quella gallica. Presso il museo troviamo molti esempi di terra sigillata italica proveniente dal territorio adriatico e alcuni oggetti di produzione africana, dalla tipica decorazione a palmette.

Sono esposti piatti da ornamento e da mensa, tutti con bollo del fabbricante.

Da notare la coppa all’estrema destra del ripiano più alto, si tratta di una coppa in argilla dall’impasto rosa e dal colore esterno rosso e lucido. La carena è piuttosto bassa rispetto alle altre coppe presenti ed è molto interessante l’iscrizione graffita sulla parete ‘NICE’, incisa molto probabilmente con punta metallica.

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Vetrina 13 - Ceramica a pareti sottili: scopri di più
La ceramica a pareti sottili è un tipo di ceramica, prodotta dal II secolo a.C. fino al III secolo d.C. circa, che si caratterizza per essere molto fine. Il suo impasto era costituito da una parte di argilla ben depurata. Si trattava principalmente di ceramica con scopo potorio, dunque destinata alle bevande, generalmente acqua e vino (quest’ultimo unito al miele per stemperare la propria acidità). Lo spessore raggiungeva al massimo i 3-4 mm nei punti in cui venivano realizzate le decorazioni. Diverse erano le aree di produzione: la Penisola iberica, l’area gallico-renana, l’area campano-laziale ed in particolare l’area medio-adriatica. Le sfumature erano molteplici: color ocra, grigio, nero con finitura lucida, semi-lucida o opaca. Potevano esserci abbellimenti dai toni più chiari o più scuri ed una verniciatura ad ingobbio, spesso venivano realizzate delle decorazioni sulla superficie.

La vetrina presenta nel piano superiore bicchieri dal colore ocra chiaro o tendente al bruno. Nei piani inferiori sono esposti, invece, frammenti di coppe dal colore grigio  più o meno scuro. Tale colore doveva imitare gli oggetti in metallo.

Di particolare interesse un bicchiere dal corpo ovoidale con spalla piuttosto pronunciata la cui parete si restringe bruscamente verso il fondo che è piano. L’impasto è di color ocra mentre la decorazione a barbottina sembra voler configurare tante baccellature a lunetta rovesciata lungo tutta la parete. Le macchie riscontrabili sono dovute a difetti di cottura.

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Vetrina 14 - Ceramica a pareti sottili: scopri di più
La vetrina espone coppe e frammenti di coppe dalla diversa grandezza, eterogenee tra loro per tipologia e decorazione. In una di questa si può ancora leggere un’iscrizione particolarmente interessante che recita ‘cinaedus et fur’ (‘pervertito e ladro’).

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Vetrina 15 - Oggetti vari in vetro: scopri di più
L’arte della lavorazione del vetro nella Roma antica:

Plinio il Vecchio, celebre storico e naturalista romano morto durante la tragica eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., ci racconta che furono i Fenici a scoprire il vetro. La più antica attestazione risale al III millennio a.C.  Bicchieri, coppe, piatti in vetro erano tanto preziosi da avere il valore pari a quello di 3 schiavi nella Roma imperiale. Molti reperti vitrei presenti all’interno delle vetrine provengono dalla villa romana di Grasciano, dalla zona di Guardia Vomano e dalla Piana dei Cesari. Campionando i diversi frammenti  è stata realizzata una tavolozza dei colori visibile presso il museo. Possiamo affermare quasi con certezza che vi dovevano essere in loco non solo un’officina  per la produzione del vetro (data anche la presenza di una fornace nei terreni di proprietà Vitaria a Morro D’Oro), ma anche maestranze specializzate nell’incisione del vetro stesso.

L’arte diatretaria (ossia l’arte d’incidere il vetro con punte sottilissime) era una pratica assai complessa, come dimostrano le creazioni della bottega del Maestro di Daniele, considerato il più celebre artista del settore nell’antica Roma e chiamato a realizzare oggetti di grande pregio per una committenza elevata, pagana e cristiana (la datazione della sua attività è incerta). Alcuni frammenti incisi, rinvenuti sul territorio, ci consentono di intravedere una certa somiglianza con i prodotti del famoso atelier romano, in particolare per ciò che concerne lo stile e la resa plastica dei volumi.

Nel piano superiore della vetrina 15 sono presenti bicchieri e coppe in vetro, in quello intermedio frammenti vari e in quello inferiore piatti di diversa grandezza e tipologia.

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Vetrina 15 - Oggetti vari in vetro: scopri di più
L’arte della lavorazione del vetro nella Roma antica:

Plinio il Vecchio, celebre storico e naturalista romano morto durante la tragica eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., ci racconta che furono i Fenici a scoprire il vetro. La più antica attestazione risale al III millennio a.C.  Bicchieri, coppe, piatti in vetro erano tanto preziosi da avere il valore pari a quello di 3 schiavi nella Roma imperiale. Molti reperti vitrei presenti all’interno delle vetrine provengono dalla villa romana di Grasciano, dalla zona di Guardia Vomano e dalla Piana dei Cesari. Campionando i diversi frammenti  è stata realizzata una tavolozza dei colori visibile presso il museo. Possiamo affermare quasi con certezza che vi dovevano essere in loco non solo un’officina  per la produzione del vetro (data anche la presenza di una fornace nei terreni di proprietà Vitaria a Morro D’Oro), ma anche maestranze specializzate nell’incisione del vetro stesso.

L’arte diatretaria (ossia l’arte d’incidere il vetro con punte sottilissime) era una pratica assai complessa, come dimostrano le creazioni della bottega del Maestro di Daniele, considerato il più celebre artista del settore nell’antica Roma e chiamato a realizzare oggetti di grande pregio per una committenza elevata, pagana e cristiana (la datazione della sua attività è incerta). Alcuni frammenti incisi, rinvenuti sul territorio, ci consentono di intravedere una certa somiglianza con i prodotti del famoso atelier romano, in particolare per ciò che concerne lo stile e la resa plastica dei volumi.

Nel piano superiore della vetrina 15 sono presenti bicchieri e coppe in vetro, in quello intermedio frammenti vari e in quello inferiore piatti di diversa grandezza e tipologia.

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SALA 4


La sala 4 conserva materiali riguardanti gli ambienti delle cucine del periodo romano.

Vetrina 17 - Ricostruzione di una cucina del periodo romano, su modelli pompeiani: scopri di più
La cucina era un luogo molto importante all’interno delle abitazioni romane, essa era costituita da un focolare in muratura, di solito in prossimità vi erano il forno per la cottura del pane ed una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana. Gli oggetti e i servizi di pentole da cucina erano molteplici, generalmente in metallo (bronzo o ferro) e soprattutto in terracotta. La ceramica da fuoco usata era un tipo di ceramica piuttosto grezza e molto resistente, per via delle temperature raggiunte durante la cottura.

In cucina non mancavano mai olle, scodelle, calderoni, tegami di varia forma e grandezza come:
il caccabus: pentola molto diffusa provvista di coperchio, usata per la cottura a fuoco lento;

il pultarius: pentola necessaria per preparare i bolliti e le minestre, di solito aveva la forma di olla senza le anse. Era utilizzata per preparare un piatto molto particolare detto puls, una farinata di farro realizzata con l’aggiunta di alcuni legumi, cavolo e cipolle

la patina o patella: casseruola di terracotta o bronzo

l’angularis: terrina da collocare direttamente sulla fiamma, spesso di forma triangolare

Sul piano per la cottura sono esposti due calderoni per le carni, sulla mensola in alto vi sono due tegami (il più grande con coperchio), usati come scaldavivande.

Vetrina 18 - Ceramica da fuoco: scopri di più
Sul piano superiore  sono esposti calderoni o parte di essi, in quello intermedio abbiamo tegami con cibi trovati insieme ai reperti archeologici:gusci di ostriche, lumache, vongole, telline e altri resti di ossa animali.

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SALA 5


La quinta e ultima sala conserva numerose lucerne, intonaci e una ricostruzione della cisterna della Villa di Grasciano.

Vetrina 20 - Lucerne: scopri di più
La funzione delle lucerne era quella di fare luce all’interno degli abitati antichi, era necessario per il suo funzionamento un piccolo contenitore resistente (in ceramica, terracotta o metallo) il quale veniva riempito d’olio d’oliva o di grassi animali e vegetali, all’interno veniva poi posto lo stoppino (materiale fibroso di lino e canapa). Nella villa di Grasciano ne sono state rinvenute 60 oltre agli innumerevoli frammenti. La loro datazione si attesta a partire dall’età augustea fino al II secolo d.C.
Nella vetrina sono esposte lucerne a pareti sottili, monolicni (ossia con un solo becco) e con figure impresse nella parte centrale del disco. Le figure riscontrabili sono molteplici, l’ippogrifo, foglie di acanto, l’aquila imperiale oppure i segni zodiacali come lo scorpione, i gemelli, l’acquario, il leone.

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Vetrina 21 - Lucerne: scopri di più
Nella vetrina troviamo esposte lucerne cd firmalampen (ossia lucerne firmate), monolicni con impresso il nome del fabbricante (ad esempio fortis, pastor), mentre nella parte centrale del disco sono visibili delle semplici figure di maschere.

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Vetrine 19, 22, 23 - Intonaci: scopri di più
I frammenti di intonaci esposti provengono dalla villa romana di Grasciano, le composizioni e i colori rinvenuti  attestano l’alto lignaggio del proprietario della residenza e allo stesso tempo la sua attenzione nei confronti delle espressioni artistiche. Gli intonaci sono stati trovati in uno strato ad alto contenuto di argilla che normalmente è molto corrosiva, essi tuttavia si sono mantenuti in ottime condizioni rivelando così la perizia dell’artista, autore degli stessi. Vitruvio racconta, nel suo celebre trattato, le tecniche necessarie per realizzare gli intonaci e l’importanza della qualità dei materiali impiegati per l’esecuzione dei sette strati, l’ultimo dei quali costituiva la base per la stesura dei colori ‘a fresco’ (da quì il termine affresco).

La ricostruzione proposta ci presenta una rappresentazione tridimensionale affrescata che è molto simile ad un mosaico trovato a Roma, vicino alla Domus Aurea e ad un pavimento eseguito con tasselli di marmo, all’interno della vasca dell’impluvium, nell’atrio della Casa del Fauno a Pompei.

Per quanto riguarda le due vetrine successive, troviamo ulteriori frammenti di intonaci di parete, assemblati in diversi pannelli, raggruppati per forma e colore e per probabili soluzioni di composizioni parietali.

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Ricostruzione di una parte di cisterna romana della villa di Grasciano: scopri di più
L’esempio riprodotto presso il museo mostra l’esatta composizione, al momento del rinvenimento, della cisterna. I reperti rinvenuti erano, infatti, mescolati al terreno. Per le fasi di svuotamento sono state necessarie due campagne di scavo, durate due anni. Al suo interno sono stati trovati svariati reperti: frammenti di ceramica a pareti sottili, attrezzi in osso, bronzo e ferro,  frammenti di terra sigillata, parti di ceramica da fuoco, anfore, anforette, lucerne, frammenti di antefisse e ben duecento frammenti di vetro, in gran parte il materiale è stato ricomposto ed eventualmente restaurato.

Dove si trova il Museo?